A Vercelli pietra di inciampo per ricordare migrante quattordicenne

“Qui aspettavamo il giovane del Mali morto annegato il 18 aprile 2015 portando una pagella sul cuore. Ogni insegnante giusto lo avrebbe accolto”. Così recita la pietra di inciampo posta davanti a tutte le scuole di Vercelli.

Le pietre di inciampo di Vercelli, poste dall’Istituto comprensivo Lenino in occasione della Giornata dei Giusti, compiono un parallelismo tra le vittime della Shoah e le vittime migranti dei naufragi nel mediterraneo, migliaia di persone – il vero numero è sconosciuto per la difficoltà di recuperare i corpi – morte nel tentativo di raggiungere le coste europee in cerca di un futuro migliore, lontano da guerre e povertà.

Quella delle pietre di inciampo è una iniziativa originariamente per ricordare le vittime delle persecuzioni nazifasciste in Europa, su iniziativa del tedesco Gunter Demnig. Consiste nella deposizione, davanti le ultime abitazioni, di blocchi di pietra ricoperte da ottone inciso con le generalità delle vittime.

La commovente storia del quattrordicenne maliano è divenuta molto conosciuta quando il medico legale Cristina Cattaneo l’ha raccontata nel suo libro “Naufraghi senza volto”. Cattaneo – del Laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano – è impegnata da anni nell’esame dei corpi delle vittime dei naufragi e racconta come nella sua esperienza non sia raro trovare oggetti  e documenti tra i più disparati cuciti negli abiti dei migranti, per evitare che questi vadano perduti o sottratti dai trafficanti. Il ritrovamento della pagella di un quattordicenne costretto ad affrontare un viaggio di migliaia di chilometri per poi morire in mare a poca distanza dalla “terra promessa europea” ha però generato molta commozione nell’opinione pubblica, per la giovane età vittima e per il valore simbolico di quel documento scolastico così preziosamente custodito. Una storia citata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella come monito per le coscienze di tutti: «I giovanissimi attribuiscono alla pagella il valore di un passaporto, di accreditamento per il mondo», evidenziando come lo studio sia «la spinta e lo strumento per l’apertura».