Procida, l’Isola di Arturo tra accoglienza e integrazione.

Nel golfo di Napoli, di fronte Pozzuoli e Bacoli c’è Procida, una delle isole gioiello dell’arcipelago Campano, nota per le sue splendide spiagge di origine vulcanica e soprattutto per il romanzo di Elsa Morante “l’Isola di Arturo”.

Il romanzo da anche il nome al progetto S.P.R.A.R. organizzato dal comune di Procida – Accoglienza Isola Di Arturo, AIDA. 

S.P.R.A.R. è l’acronimo che individua il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, costituito da enti locali e associazioni per realizzazione di progetti di accoglienza.

“Incidentalmente Aida in arabo significa ‘colei che torna’” ci racconta Marina Rubino, responsabile per la Cooperativa Sociale LESS del progetto “e ci sembra una coincidenza piuttosto appropriata”

Stranieri in Campania: Marina, quando è iniziato il progetto?

Marina Rubino: Aida ha accolto i primi migranti nel marzo 2018, ma ovviamente il progetto – con l’adesione del comune di Procida e le pratiche burocratiche – è partito l’anno precedente. I primi beneficiari erano i componenti di un nucleo monoparentale, una giovane nigeriana con il figlio di pochi mesi. Ad oggi ospitiamo 9 famiglie per un totale di 21 tra bambini, donne e uomini tra i 6 mesi e i 50 anni. Possiamo accogliere però fino a 34 persone.

SiC: Da dove arrivano i migranti che ospitate?

MR: Al momento sono tutti originari del continente africano: Congo, Somalia, Nigeria, Costa d’Avorio, Niger e Camerun.

Sic: Puoi parlarci della reazione degli abitanti del luogo? Sebbene molto vicina a una grande città come Napoli, Procida rimane comunque una realtà isolana e per forza di cose defilata dalla terraferma.

MR: In realtà le reazioni sono state tra le più varie. Con l’annuncio da parte dell’amministrazione locale dell’avvio delle procedure per attivare lo S.P.R.A.R sull’isola alcuni si sono detti favorevoli ma altri assolutamente contrari o spaventati. Non aiutava la narrazione fornita dai mass media, con le immagini degli sbarchi e una retorica di una certa emergenza riproposta in continuazione: d’altronde Procida è una isola molto piccola, solo 4 km quadrati con poco più di diecimila abitanti, e l’idea di uno “sbarco di massa” di migranti poteva effettivamente spaventare chi non conosceva come funziona uno S.P.R.A.R. Abbiamo quindi dato il via a una campagna di informazione e risposto alle domande più comuni: cos’è uno S.P.R.A.R.? Come funziona l’accoglienza? Chi sono i rifugiati e i richiedenti asilo? Quali attività sono previste?

Con l’aiuto di alcuni ragazzi ospitati nello S.P.R.A.R di Napoli abbiamo anche organizzato una mostra fotografica per sensibilizzare sul tema. Lo scopo appunto era tranquillizzare e informare la popolazione locale e infatti da quando il progetto è effettivamente partito non c’è stata nessuna forma di protesta, magari un po’ di scetticismo, ma tutto sommato la maggioranza ha reagito positivamente.

SiC: Un bel risultato.

MR: Assolutamente, anzi i procidani hanno dato grande dimostrazione di accoglienza. È nato una sorta di comitato spontaneo dove soprattutto donne, “autoctone” o di adozione, hanno mostrato apertura e mostrato come un popolo di mare possa essere accogliente. Hanno addirittura fatto trovare alle famiglie biglietti di benvenuto, limoni, agrumi e torte. Per chi proviene da una situazione di difficoltà come i beneficiari dello S.P.R.A.R è certamente un bellissimo gesto di umanità che ha generato rapporti umani cresciuti nel tempo.

SiC: Nell’ambito dello Sprar, quali sono le attività che portate avanti?

MR: Innanzitutto l’insegnamento dell’italiano. Per gli adulti esiste un protocollo di intesa tra la cooperativa Less e l’Istituto Comprensivo Capraro. Gli insegnanti della scuola nei pomeriggi tra lunedì al giovedì si impegnano in lezioni di lingua ai migranti maggiorenni ospiti nello S.P.R.A.R. Per altro, questa attività è stata allargata anche ad altri stranieri presenti sull’isola – ad esempio per motivi di lavoro – che ne hanno bisogno.

Tutti i minori invece sono stati inseriti in un percorso scolastico, dalla primaria alla scuola superiore, proprio per favorire il processo di integrazione e formazione.

Con  la rete di realtà dell’associazionismo locale che si è creata nel tempo abbiamo avviato numerose occasioni di scambio e conoscenza: da laboratori teatrali ad eventi culturali, da attività ludiche per i minori italiani e migranti a momenti per valorizzare e conoscere quello che proprio Procida offre. Con le scuole abbiamo inoltre avviato progetti formativi per sensibilizzare i giovani all’integrazione e al confronto tra culture.

In generale comunque, le nostre attività sono divise per aree: il supporto psicologico – con azioni sui singoli e di gruppo -, l’area legale – con il supporto per le pratiche che i migranti devono sostenere – e soprattutto l’area di formazione e lavoro: organizziamo molte attività, siano esse di formazione, di integrazione, di inserimento lavorativo. Sempre partendo da un bilancio di competenze del singolo.

SiC: la formazione dei lavorativa dei migranti, negli S.p.r.a.r. e non solo, è sicuramente fondamentale per il loro futuro in Europa.

MR: Assolutamente. Lavoriamo a 360 gradi per accompagnare i migranti e non fare mero assistenzialismo. Consentiamo ai beneficiari di realizzare il proprio progetto di autonomia e ci adoperiamo per inserirli in corsi di formazione e successivi tirocini lavorativi. Abbiamo ragazze impegnate in corsi di estetista e parrucchiera, un ragazzo che sta per cominciare un tirocinio da un meccanico e persino una ragazza somala impegnata in un corso da pizzaiolo. Magari sarà una delle poche pizzaiole donna in Campania!

Molti tirocini, comunque, si tramutano in un contratto di lavoro. Un ragazzo è stato assunto da poco ai cantieri navali, ad esempio.

SiC: Quali sono i progetti futuri di Aida?

MR: Nonostante la riduzione prevista nella popolazione migrante, date le recenti novità apportate dal Decreto Sicurezza e Immigrazione, procederemo a creare occasioni di formazione, confronto e incontro.

Sono in partenza di laboratori permanenti aperti a tutti, migranti e non.  Molte idee ci sono venute proprio ascoltando i migranti. Abbiamo già un enorme forno per la ceramica che useremo per un laboratorio in partenza: un bel modo di fondere tradizioni dell’isola e le culture di origine dei migranti in prodotti di artigianato. Così come il laboratorio di sartoria che, chissà, potrà partorire uno stile ibrido tra Africa e Procida!

SiC: Nonostante tutto, un progetto che da soddisfazioni.

MR: Una delle maggiori soddisfazioni è vedere famiglie procidane ormai molto affezionate ai nostri ospiti, magari le stesse famiglie all’inizio scettiche – se non apertamente contrarie – alla prospettiva di accogliere rifugiati e richiedenti asilo sull’Isola.

Le foto sono state scattate da Marina Rubino