Un calcio al razzismo: dieci anni di Afro-Napoli United

 

La Cooperativa Sportiva Dilettantistica Sociale Afro-Napoli United compie dieci anni e ieri ha festeggiato in grande stile con un concerto a Mezzocannone Occupato che ha visto salire sul palco artisti del calibro di Zulù, Jovine, Carmine D’Aniello (ò Rom), Jrm (basso), Andrea Tartaglia (tastiere) Antonio Esposito (batteria) e Giuseppe Spinelli (chitarra).

Fondata nel 2009, come Associazione Sportiva Dilettantistica, su iniziativa di Antonio Gargiulo e dei senegalesi Sow Hamath e Watt Samba Babaly, la squadra di mister Ambrosino ha conquistato 5 promozioni in 6 anni e si appresta ad esordire nel campionato di Eccellenza. “Quando iniziammo, giocavo pure io. Era proprio una cosa amatoriale, per divertirci, ci vedevamo per gli allenamenti e qualche partitella amichevole – racconta il presidente dell’Afro Napoli United Gargiulo, sulla pagina Facebook della squadra – Poi la decisione di fare un po’ più sul serio, con la scelta obbligata di partecipare a un torneo AICS, perché a differenza dei campionati federali bastava un documento d’identità anche del paese d’origine dei giocatori, che erano a larghissima maggioranza privi del permesso di soggiorno”.

Non solo calcio

Al di là dei successi sportivi, l’Afro-Napoli United nasce come progetto di integrazione sociale tra italiani e stranieri, con l’obiettivo di offrire, attraverso lo sport, un momento di confronto. I dirigenti si sono fatti carico di un messaggio importante di integrazione e multiculturalismo in uno scenario nazionale e internazionale non semplice. Il calcio diventa così  un momento di confronto, mettendo in primo piano le capacità sportive dei giovani e abbattendo le diversità culturali e sociali. I calciatori stranieri dell’Afro-Napoli provengono da diversi paesi (Senegal, Costa D’Avorio, Nigeria, Capo Verde, Niger, Tunisia) ed abitano nei quartieri popolari del centro storico di Napoli, in particolare nella zona della stazione Centrale. Molti non parlano ancora bene l’italiano, ma lo sport riesce a far superare i pregiudizi, a demolire le barriere sia dentro che fuori dal campo di gioco.

“La mia vittoria, il primo anno di Afro Napoli, è  aver fatto ottenere a 15 ragazzi stranieri il documento d’identità per giocare a calcio – ci racconta il dirigente dell’Afro Napoli Pietro Spaccaforno – ma la vera vittoria non era che loro potessero giocare a calcio, ma che avessero un documento per poter girare liberi, questa è stata la prima vittoria dell’Afro Napoli”

La squadra, grazie anche ai numerosi successi, continua a crescere, negli ultimi anni, infatti, si sono uniti alla rosa calciatori provenienti da altre nazioni europee oltre che dall’Asia e dal Sud America. Oggi, l’Associazione gestisce due squadre di calcio: oltre la prima squadra, c’è una compagine femminile che disputa il campionato di Calcio a 5 in Serie C1  e, dalla stagione 2015/16, con l’intento di dare spazio anche ai più giovani, è nata una terza squadra l’Afro –Napoli United Juniores che coinvolge i ragazzi under 18.

“Una delle soddisfazioni più grandi che ho avuto – afferma Spaccaforno- è stato vedere dei giovani che entravano nell’Afro Napoli da dilettanti e ne sono usciti da professionisti: Dodò quest’anno ha disputato la Premier League maltese, Adem Redjehimi, algerino, quest’anno è stato acquistato dalla squadra che l’anno scorso ha vinto lo scudetto in Algeria. Sono grandi risultati sportivi, poi ci sono quelli raggiunti dal punto di vista umano, con i giocatori italiani della squadra che sono venuti a dirmi: ‘Noi neri in squadra non li avevamo mai avuti, ma sono proprio tali e quali a noi’”. 

 

L’interesse della BBC

L’esperienza di integrazione proposta dall’Afro-Napoli ha attirato anche i network di informazione stranieri, questa estate l’emittente britannica BBC ha realizzato un servizio sull’Associazione. “I migranti in Italia devono affrontare molto razzismo. Questo è spesso evidente nelle partite di calcio”, si legge nell’introduzione al servizio. “Non è facile per i migranti quando dobbiamo affrontare una partita – afferma Pietro Varriale, direttore sportivo dell’Afro-Napoli – perché sono soggetti a continui insulti. Purtroppo solo per il colore della pelle sono considerati diversi”.

Sarjo, calciatore, ha attraversato clandestinamente sei stati per arrivare in Italia, ma ai microfoni della BBC afferma: “Molte persone hanno perso la vita per arrivare qui. Per questo che io mi considero una di quelle persone fortunate”.

Il futuro

Il giorno del decimo compleanno è un momento per festeggiare i traguardi raggiunti, ma è anche l’occasione per programmare il futuro, con un sogno nel cassetto che ci rivela lo stesso Spaccaforno: “L’obiettivo è diventare la seconda squadra della città, perché siamo ambiziosi, in maniera sana, vogliamo crescere ancora, sappiamo che il calcio è uno strumento per lanciare un messaggio e maggiori saranno i nostri successi, più gente riusciremo a raggiungere.

Per fare questo abbiamo bisogno di un campo nostro, vincere ci aiuta a farci sentire dalle Istituzioni, sicuramente il Comune di Napoli ha una situazione finanziaria difficile e mancano le strutture pubbliche per giocare a calcio, questo lo sappiamo, però stiamo provando a mettere  in sintonia Istituzioni e realtà che operano sul territorio in modo da recuperare spazi, trovando una formula possibile che favorisca tutti.

Abbiamo chiesto al Comune lo stadio Collana proprio perché siamo ambiziosi, vogliamo essere la seconda squadra di Napoli e quindi ci piacerebbe molto giocare in città. Noi oggi giochiamo a Mugnano, dove siamo stati accolti benissimo, con il Comune di Mugnano non abbiamo mai avuto problemi, ma ci piacerebbe stare nel comune di Napoli, così da poter iniziare realmente un dialogo diretto con la cittadinanza per diffondere il nostro messaggio di fratellanza”.

Foto: Afro Napoli United/Facebook